venerdì 16 dicembre 2016

Deve sempre esserci moralità nei film?



L'arte cinematografica, negli anni, ha subito una notevole evoluzione. Da mero strumento ludico, è diventata oggetto di una sempre più innovativa sperimentazione, che ha saputo sfidare lo spettatore con argomenti sempre più maturi e attuali.
A ciò collegato, è naturale che alcuni film vengano diretti da registi che hanno punti di vista differenti con quelli della maggior parte delle persone, e che mettono in essi le loro idee sulla società, la giustizia o anche la morale, e su quest'ultima si possono accendere diversi dibattiti, com'è successo con "Femmine Folli" (1922) o "Rapacità" (1924) dell'ampiamente discusso Erich von Stroheim.
Ciò, come ho detto, è naturale: non siamo tutti uguali, ognuno di noi è un individuo differente dagli altri, guai se non lo fosse. Ma stranamente alla gente non sembra andare bene. Molte persone vorrebbero che il regista fosse multiculturale, che narrasse semplicemente una storia e che la morale posta alla fine fosse buona. A ciò ci si potrebbe chiedere "occorre mettere una morale in tutti i film?"


"Non esistono libri morali o immorali, come la maggior parte pensa. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.", disse Oscar Wilde nel 1891, quando pubblicò Il Ritratto di Dorian Gray, libro che fece non poco scalpore all'epoca. In molti aspetti, ha ragione. I libri sono fatti per far pensare le persone, per acculturarle, per mostrare loro differenti punti di vista, che possono essere condivisi o meno, basta che siano scritti come si deve. Per esempio, Il Grande Gatsby mostrava che il Sogno Americano negli anni 20 fosse morto, che i più ricchi sono ormai corrotti dal materialismo, non hanno più sogni e forse neanche amore. Questo aspetto è stato mostrato in molti altri libri, come anche ne "Gli Indifferenti" di Moravia, seppur in un differente contesto temporale e sociale, eppure ciò non gli ha impedito di diventare un classico.




Obiettivamente, questo discorso vale anche per i film, in quanto anch'essi sono una forma d'arte. Prendiamo come esempi "Ultimo Tango a Parigi"(1972) di Bertolucci e "La Dolce Vita" (1960) di Fellini. Quando vennero rilasciati questi film, tutti andarono di matto. Giornalisti e altre "persone colte" condannarono queste pellicole come immorali, scandalose, nient'altro che pornografia e malcostume col pretesto di sembrare arte, un po' come fecero alcuni con "Arancia Meccanica". Eppure, furono e sono ancora oggi un successo di critica, e sono considerati due dei film più belli della storia del cinema. Questo perché, nonostante la loro dubbia moralità, sono ben fatti.
Secondo il pensiero di Fellini e Bertolucci, la borghesia di città, in un caso degli anni 60 a Roma e nell'altro degli anni 70 a Parigi, non prova più amore sentimentale, ma carnale, ha scambiato ogni sentimento con la lussuria, la depravazione e la passione, e nulla può fermarla.
Questi film non hanno alcun tipo di insegnamento morale, non insegnano ad una determinata persona come migliorare la sua vita o le relazioni che ha con gli altri, e perciò possono essere chiamati immorali. Ma ciò che li rende belli è il loro essere una fotografia di una parte della società che la nazione vorrebbe nascondere, da una parte l'Italia e dall'altro la Francia. Marcello Mastroianni e Marlon Brando hanno saputo immedesimarsi in questa tipologia di società, e ne sono divenuti un esempio.
Certo, Brando lo diventerà ancora con il successivo film "Il Padrino", ma questo è un altro discorso.

Ovviamente in questo discorso non rientrano solo i libri e i film, ma anche le serie televisive. Volete un esempio di serie TV immorale? Breaking Bad.
(SEGUONO SPOILERS) La lenta decadenza di un uomo verso la malvagità viene mostrata stagione dopo stagione, episodio dopo episodio, e ciò non può che finire se non con la sua imminente dipartita. Eppure, è considerata da molti come la miglior serie TV mai fatta.



Esempio più recente: The Young Pope. Un successo di critica e di pubblico che racconta la vita turbolenta e machiavellica di Pio XIII. Chissà perché è piaciuto così tanto? (Certo, tranne ai cattolici integralisti, ma quelli non capiscono nulla di cinema, quindi lasciamo stare) Perché queste serie TV, nonostante siano immorali, continuano ad avere successo? Ve lo ripeto: SONO FATTE BENE!!!
La regia è magnifica, le recitazioni di Brian Cranston e Jude Law sono spettacolari, la trama coinvolge lo spettatore... che cosa si vuole di più da un'opera di narrativa?
Ora, non siamo obbligati a seguire il pensiero di un artista, in quanto anche noi siamo singoli individui, ma quando ci troviamo davanti ad un'opera d'arte, dobbiamo comprenderne oggettivamente la bellezza e il suo significato.

1 commento:

  1. Tra le serie tv "immorali" si può includere anche il buon "The Shield", in cui si mostra proprio il doppio volto di alcuni agenti di polizia che alla luce espongono il distintivo e il volto della legge, ma nell'ombra compiono gli stessi atti criminali di chi arrestano, al fine di guadagnare.

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